
La data dell’11 settembre è entrata nella storia, e nel comune sentire, per il veemente attacco terroristico perpetrato su suolo Americano contro quella Nazione da sempre impegnata nella difesa dei diritti umani e per la diffusione della libertà democratica.
Da quest’anno, senza voler chiaramente formulare alcuna tragica analogia, noi che abbiamo fondato e lavorato fin dal 2004 all’interno del Fe.Si.Fo. Sapecofs-Cisal, abbiamo un motivo in più per ricordarla, aver subito lo scioglimento.
Ormai è a conoscenza di tutti che in tale data l’Amministrazione ha inviato, a tutti gli uffici dipendenti, la comunicazione in cui si stabilisce lo scioglimento della sigla rappresentativa, cosa che era già avvenuta, senza successo, nel mese di maggio, pochi comunque sanno che a sciogliersi non è stato il Fe.Si.Fo. Sapecofs-Cisal ma solo ed esclusivamente il Sapecofs.
Pochi sanno che la delibera del Consiglio Direttivo Sapecofs, capitanato dall’ex Segretaria Nazionale, è passata contro la volontà di alcuni loro dirigenti e ancor meno che la gran parte dei loro iscritti ne hanno preso coscienza direttamente dai rispettivi uffici amministrativi, nel momento in cui si sono visti sospendere la trattenuta sindacale.
Con questo nostro intervento vogliamo chiarire che l’attività sindacale del Fe.Si.Fo. ………. , o comunque si chiami da qui a breve, non è mai stata sospesa e, pur essendo palese la posizione dell’Amministrazione sulla vicenda e le relative artificiose strumentalizzazioni generate ad ok da qualcuno per fare razzia, questo capitolo, brutto e squallido, di storia sindacale troverà soluzione
solo dinanzi al Giudice.
Interveniamo ora per dare sostegno alla incessante attività dei nostri dirigenti sul territorio, poiché sottoposti al tiro incrociato dell’amministrazione, che li ha allontanati momentaneamente dal tavolo, e delle sigle sindacali che, come avvoltoi, si sono avventate sulla preda.
Ricordate le tante chiacchiere strumentali iniziate qualche semestre addietro quando venivano pubblicati comunicati che distorcevano la denominazione della nostra sigla in Fe.Si.Fu?
A memoria, riuscite a ricordare quando è accaduto che una sigla sindacale, di punto in bianco,
sia svanita?
Sapreste indicarci cosa può accadere a qualsiasi sigla sindacale nel momento in cui vengono a mancare una percentuale, quand’anche consistente, dei propri iscritti?
Facciamo il caso specifico, visto che non abbiamo nulla da nascondere:
Il Fe.Si.Fo. Sapecofs-Cisal nella ricognizione chiusa al 31 dicembre 2012 è accreditato (dati pubblici) di 346 iscritti, la delibera del Consiglio Direttivo Sapecofs riporta 110 voti a favore dell’uscita, dal momento che la matematica non è mai stata per noi una opinione, facendo una semplice sottrazione 346 – 110= 246.
Forse saremo solo noi a pensarla in questa maniera ma, ci appare evidente, che si possa trattare di uno dei tanti casi, visto in proiezione della chiusura al 31 dicembre 2013, di abbassamento della percentuale di rappresentatività, così come è fissata dal contratto al 5%, che corrisponde, nello specifico, per il Corpo Forestale indicativamente a 320 iscritti.
Vale la pena ricordare che il contratto stesso, indicando il limite percentuale al 5%, individua che lo stesso deve essere calcolato considerando le uscite al 31 ottobre e sommando le nuove iscrizioni rilasciate entro il 31 dicembre.
Dati alla mano, ed è su questi che si dovrebbe operare, come si può giungere alla
conclusione che l’intera sigla sia svanita nel nulla e quindi decretarne lo scioglimento?
Il Direttivo Fe.Si.Fo. Sapecofs-Cisal non si è mai riunito o meglio, non ha mai deliberato (i verbali sono documenti validi) un simile provvedimento anzi, prendendo atto di quanto stava accadendo al proprio interno si è attivato, a propria tutela, sospendendo formalmente, da tutti gli
incarichi, quei dirigenti di area Sapecofs che, avendo preso contatti con la Cisl, ne avrebbero messo a repentaglio l’attività.
Ci teniamo a precisare che tutto quello che stiamo sostenendo, come tutti gli atti consequenziali, è depositato presso l’Ufficio Relazioni Sindacali della nostra amministrazione, compresa la nota inviata al Capo del Corpo che segnala una attività non consona da parte dello stesso, dal momento che, invece di operare a garanzia si è arrogata una prerogativa di giudizio che spetta solo, in caso di contenzioso tra sindacati, al giudice ordinario.
Le concause di un simile atteggiamento sono diverse o meglio possono coprire più di un interesse.
Uno dei tanti aspetti può essere quello dell’alto numero di sigle presenti nell’ambito contrattuale di comparto, così come lo è per il pubblico impiego, difatti c’è già stato il tentativo operato dall’allora Ministro per la Funzione Pubblica, Renato Brunetta, di riformare, contraendo, la disciplina delle rappresentanze.
Ad esso si aggiunge l’interesse specifico di ogni Amministrazione ad avere difronte il minor
numero possibile di sigle per chiudere più velocemente e con meno problemi, gli accordi su quelle materie che non possono essere sottratte all’obbligo delle relazioni sindacali, nell’ottica: meno sono i referenti più semplice è la mediazione.
Per le sigle sindacali rimanenti è addirittura triplice:
- più prerogative sindacali a disposizione (distacchi e permessi);
- facilità a mantenere alterati i propri numeri poiché viene a mancare una parte concorrente;
- crescita degli introiti di cassa derivanti dalle trattenute, conseguenza del punto 2.
Comunque si concluderà questa vicenda crediamo necessario mettere un accento su un aspetto in particolare: Noi crediamo che la diversità e la differenza siano una risorsa evolutiva e non un freno perenne, dal confronto, anche se lungo e difficoltoso, possono uscire soluzioni migliori che non evitandolo ed al centro della discussione deve esserci sempre il dipendente e non il bene dell’Amministrazione (sarà un caso che da anni si tenda a farli coincidere e contestualmente ci sia una diminuzione e disaffezione di iscritti?).
Tutti stanno lamentato l’atteggiamento autoreferenziale di questa Amministrazione e alla crescente contrazione dell’attività sindacale hanno contrapposto le richieste di intervento da parte del Ministro, tuttavia nessuno si è mai stracciato i capelli o è uscito fuori dal palazzo, se non per prendere il caffè.