
Adesione codice etico – seguito
nota n. 6349 del 15 luglio 2014- risposta a richiesta adesione al codice etico
Richiesta adesione al Codice Etico
Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali
Maurizio Martina
Al Capo del Corpo forestale dello Stato
Cesare Patrone
Al Dirigente Superiore Delegato
Nazario Palmieri
Al Primo Dirigente Responsabile
Alessandro Bottacci
Oggetto: Richiesta adesione al Codice etico. Chiarimenti
On.le Sig. Ministro Maurizio Martina,
L’Amministrazione con nota n. 6349 del 15 luglio u.s. ha fornito a questa O.S. risposte a quesiti che, almeno in quella sede, non erano stati richiesti.
Il fine della nota con oggetto “Richiesta di adesione al Codice etico” del 1° luglio u.s., era solo quello di sensibilizzare il datore di lavoro, che in questo caso è “LO STATO”, su questioni etiche, quali si ritiene, siano quelle legate alla “SALUTE” e fornire un altro punto di vista, in barba ai tecnicismi, sulla realtà che questi lavoratori si trovano a vivere.
Ad ogni buon conto si evidenzia che la normativa non vieta al datore di lavoro la possibilità di pagare i primi tre giorni di malattia al personale, ma gli attribuisce la “Facoltà di non pagare”, il cui significato letterale é: “Potere, autorità, possibilità, capacità di fare o no qualcosa (fonte: vocabolario Treccani),quindi, almeno in questo caso specifico e in quelli assimilabili a questo e cioè di gravità, il datore di lavoro, sempre nel rispetto della normativa vigente, avrebbe potuto scegliere la strada dell’applicazione della legge in “mĕlius” e non in “pejus”.
A tal riguardo si rammenta anche l’articolo 38 della Costituzione Italiana, che i padri fondatori hanno scritto ben 68 anni fa, il quale sancisce il diritto dei “lavoratori di vedersi assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia invalidità ecc”, concetto ripreso dalla Corte Costituzionale con la Sentenza del 10 maggio del 2012, n. 120 che ribadisce la necessità di fornire al lavoratore infermo idonei mezzi di sussistenza anche al fine di non ingenerare forme di coazione sul lavoratore, costringendolo a rimanere in servizio pur di non subirla, con grave pregiudizio sulla salute.
L’importante per questa Amministrazione era dimostrare che è la legge ad imporre determinate scelte comportamentali, anche quando questo non è affatto vero, come nel caso specifico dove è stato il datore di lavoro a scegliere di non pagare le prime 3 giornate di “carenza”, cioè la malattia ad un padre di famiglia che sta morendo.
Dal momento che il caso può essere ormai archiviato, manifestando il nostro disappunto per l’atteggiamento vergognoso posto in essere, volendo ribadire, con la presente, che il nostro obbiettivo morale ed etico era altro, Le chiediamo di valutare l’opportunità di verificare se sia possibile trovare una soluzione in aiuto di questa sfortunata famiglia.
Cordiali saluti
Il Segretario Generale
Cisal C.F.S.