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Corpo forestale, il Governo chiede carta bianca – Articolo pubblicato su repubblica.it

Col disegno di legge sul riordino della pubblica amministrazione l’esecutivo prepara anche il futuro della tutela dell’ambiente. Il ministro Madia: “Puntiamo a razionalizzare, cancellando le duplicazioni”. Resta l’incognita di chi tutelerà le 130 riserve naturalistiche dello Stato

RISTRUTTURARE le forze di polizia a tutela dell’ambiente e il Corpo Forestale dello Stato o, eventualmente, assorbirle altrove? Sembrerebbero operazioni in contrasto l’una con l’altra, eppure, nell’ambito della piena delega che il Governo chiede al Parlamento con il Disegno di Legge sulla riorganizzazione della Pubblica Amministrazione a firma dei ministri Madia e Padoan, al voto nei prossimi giorni, la questione si presenta come un assegno in bianco che, oltre i diretti interessati, preoccupa non poco le associazioni ambientaliste e animaliste. Tanto da aver motivato, nei giorni scorsi, una giornata di manifestazione pacifica davanti a Senato e Montecitorio. Appaiono ancora oscure, infatti, le intenzioni riguardo il futuro delle forze schierate in difesa della natura, di cui semmai ci si auspicherebbe il potenziamento, visto che i nostri fragili ecosistemi non riguardano solo la sopravvivenza delle altre specie, ma anche e sempre più il benessere della nostra.

Spiega Marianna Madia, Ministro per la Pubblica Amministrazione e la Semplificazione: “Anzitutto bisogna chiarire: assorbire il Corpo forestale dello Stato vuol dire razionalizzare la catena di comando, snellire la burocrazia e valorizzare meglio le professionalità. Non significa ridimensionare, né marginalizzare, né tantomeno ridurre i posti di lavoro o le funzioni, fondamentali, di tutela dell’ambiente e del territorio”.

Ineccepibile, fin qui, ma come si pensa di rendere operativa l’impresa, vista l’eccezionale specificità  delle competenze del Cfs? Anti bracconaggio, Cites (contrasto ai traffici di specie protette), anti incendi, soccorso alpino, fino alla cura diretta delle 130 riserve naturalistiche dello Stato (all’interno delle quali lavorano con contratti a tempo indeterminato e stipulati con il Cfs  1.400 operai) autentici gioielli di biodiversità.

“Tutti gli interventi di riforma, dall’attuazione della legge Delrio, al disegno di legge Boschi di riforma del Titolo V, sino al disegno legge di riforma della PA hanno un obiettivo comune: uno Stato più semplice e snello. Puntiamo a razionalizzare, cancellare duplicazioni e semplificare per aumentare la qualità e la trasparenza dei servizi offerti ai cittadini, con regole e tempi certi. Uno dei punti importanti della riforma è costituito appunto dalla razionalizzazione delle funzioni di polizia, non solo attraverso l’eliminazione di sovrapposizioni di competenze e il riordino delle funzioni in materia di tutela dell’ambiente, del territorio e del mare, ma anche mediante la riduzione a quattro dei Corpi esistenti, con assorbimento del Corpo forestale dello Stato. Sarà inoltre rivista  la gestione dei servizi strumentali dei corpi di polizia, attraverso una loro gestione associata”.

In quale corpo di polizia, però, ancora non è dato sapere, come pure rimane assai incerto il destino della Polizia Provinciale, anch’essa impegnata in modo capillare sul territorio nell’applicazione delle normative circa la tutela di ambiente e animali:  “Nella discussione in Senato la Commissione Bilancio ha posto, come condizione per l’approvazione del riordino delle polizie provinciali, l’esclusione della confluenza del loro personale presso le forze di polizia statali. Premesso questo, nel processo di attuazione della legge Delrio e nel seguito del percorso parlamentare del Ddl, valuteremo in maniera approfondita tale aspetto, anche rispetto alle funzioni che gli enti di area vasta manterranno nel nuovo assetto”.

D’altro canto, all’articolo 7, il Ddl chiede nel merito carta bianca: “… riordino delle funzioni di polizia di tutela dell’ambiente e del territorio, nonché nel campo della sicurezza e dei controlli nel settore agroalimentare, con riorganizzazione di quelle del Corpo forestale dello Stato ed eventuale assorbimento delle medesime in quelle delle altre Forze di polizia, ferma restando la garanzia degli attuali livelli di presidio dell’ambiente e del territorio e la salvaguardia delle professionalità esistenti”  e c’è addirittura chi, in quel termine “eventuale” legge una richiesta impropria da parte di un Governo che finora, in termini di difesa della natura, si è dimostrato più che inadeguato, sdoganando semmai trivelle e ulteriori cementificazioni in nome dello Sblocca Italia, nonché gli emendamenti filo venatori dei senatori Pd.

“Sono pienamente d’accordo sulla assoluta strategicità del tema ambiente per il futuro delle persone e per lo sviluppo del Paese. Ma dissento” obietta il ministro Madia “riguardo l’impegno di questo Governo. Proprio nei giorni scorsi il Ministero dell’Ambiente ha pubblicato sul proprio sito un documento che riepiloga tutto il lavoro fatto in un anno e cito, tra le molte cose, i 7 miliardi investiti sul piano nazionale contro il dissesto idrogeologico”.

Trattasi in realtà di un programma da svilupparsi, assieme al finanziamento, in sette anni, tentando  –  finalmente ? – prevenzione e adattamento del territorio sulla scorta di recenti alluvioni e calamità. Educazione ambientale, investimenti sulle risorse naturalistiche rimangono invece, più in generale, concetti troppo moderni per la politica di Renzi, paradossalmente indifferente alla prima emergenza planetaria.
Frattanto, riguardo il futuro del Cfs, nell’ipotesi di un accorpamento con Carabinieri o Polizia di Stato sono a oggi misteriose le modalità del passaggio. Nella seconda ipotesi, che appare tuttavia poco probabile, c’è chi spera in un grande dipartimento ambientale, simile alla polizia Stradale. Altri poi si interrogano sulla sorte dei numerosi comandi di stazione, gli unici in zone rurali e montane impervie e, non da ultimo, pende l’interrogativo sulle 130 riserve naturalistiche statali, un patrimonio imprescindibile degli italiani che necessità di ferrea protezione e, in questi tempi deliranti, nessuno vorrebbe veder prestato o ceduto a iniziative inopportune.

di MARGHERITA D’AMICO

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