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La triste storia di un Personale Tecnico

E’ nostra abitudine parlare di argomenti che riguardano la molteplicità del personale senza rischiare di mascherare o essere attratti da quelli che riguardano casi specifici o per loro natura riconducibili a singole persone.

La nostra condotta è sempre stata ispirata dal principio che il problema del singolo deve trovare degli spazi di analisi adeguati e nel momento in cui si verifichi il più piccolo margine di interpretazione disponibile, tale da non snaturare la norma stessa, acquisisca un valore che va oltre l’interesse personale e quindi debba avere una soluzione adatta e una ricaduta di interesse generale.

Questo nostro modo di agire è stato spesso mal digerito dall’Amministrazione, come da talune sigle sindacali, ma è l’unico che conosciamo e continueremo a professare perché fare Sindacato e Tutelare il personale è questo e non altro.

Ho ritenuto opportuno fare questa breve premessa perché, quanto accaduto di recente ad un nostro collega appartenente al Ruolo Tecnico, rappresenta non un caso singolo ed isolato, come potrebbe sembrare in apparenza, ma un principio di tutela valido per tutti.

Che un ufficio, un ente, un altro ministero, in questo caso l’INPS, possa stravolgere completamente l’applicazione delle norme che regolano il nostro comparto e nel caso specifico penalizzare un ruolo ben preciso, ma pur sempre un ruolo del Corpo Forestale dello Stato, senza premunirsi di prendere preventivi contatti o assicurarsi che la propria interpretazione possa essere supportata da una comune lettura della norma stessa, ci appare tanto illogico quanto discriminante

non solo verso il soggetto o i soggetti interessati ma soprattutto verso una Amministrazione dello Stato, il cui personale è regolamentato da leggi specifiche e non riconducibili al settore del pubblico impiego.

Il Ruolo Tecnico è un ruolo del Corpo Forestale dello Stato e non dei singoli lavoratori e le norme si applicano all’intero Ruolo e non ai singoli soggetti, quindi quand’anche il direttore dell’INPS di turno avesse preso esattamente le giuste determinazioni o, al contrario, un grosso

abbaglio, non dovrebbe competere al singolo discriminato trovare soluzione e farsi strada nei

meandri della burocrazia, ma all’Amministrazione stessa che in virtù di quanto sopra esposto si è dotata di Servizi specifici e competenti.

E’ stato fin troppo facile e approssimativo prendere una posizione di vertice, indice di chiusura ed opposizione.

Facile perché: E’ sempre facile fare la voce grossa sulle spalle degli altri.

Approssimativo perché, quello che tutti, nella stessa condizione, si auspicherebbero è una risoluzione in tempi brevi per vedersi finalmente riconosciuto un diritto guadagnato onestamente e non sentirsi abbandonato da tutti, tranne dalle loro pacche sulle spalle.

Quello che ci domandiamo allora è, I SERVIZI E LE DIVISIONI A COSA SERVONO? Nostro malgrado dobbiamo fare anche un’altra considerazione.

Questo episodio non è stato il primo e non sarà neanche l’ultimo, per questo in ogni ambito lavorativo svolgono la loro attività, associazioni nate a sostegno e tutela dei lavoratori, i SINDACATI.

Peccato che oggi pochi si dedichino a questo sport al quale preferiscono la più conveniente speculazione finanziaria fatta dalle tante promesse e forte dei grandi numeri.

Qualche decennio addietro quando il Ruolo Tecnico e chi vi apparteneva era considerato alla stessa stregua dello straniero in casa, alcuni illuminati dettero vita al Sapecofs, con l’intento di stimolare una crescita culturale che portasse ad una accettazione dello straniero come valore aggiunto e non come contrapposizione.

Oggi chi ha scelto di dedicarsi allo sport nazionale, in barba ad ogni principio sociale e morale, ne ha decretato lo scioglimento prospettando una fantomatica terra promessa.

Ahimè, se i padri fondatori potessero parlare, si diceva una volta!

Oggi non ci resta che piangere, direbbe qualcun altro e, qualora si diventi il malcapitato del momento, mettere mano al portafogli, con amarezza e delusione, rivolgersi ad un buon avvocato e sperare che la giustizia faccia il proprio corso, rimanendo senza pensione e senza stipendio.

Si perché sono i numeri a fare la differenza e non i singoli indivui.

A tutti coloro che leggendo questo intervento ne condividono la sostanza al di là della forma, rivolgo l’invito a riflettere seriamente su quanto sta accadendo e se veramente si ha intenzione di cambiare è questo il momento di farlo, ADESSO!

LA CISAL-CFS LO HA GIA’ FATTO

Il Segretario Generale Cisal C.F.S.

 

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