
C’è un grande fermento in questi giorni, tutti si adoperano in difesa del Corpo Forestale dello Stato rivendicando e professando un non meglio precisato sentimento di appartenenza nell’illusorio impegno di ricostituire in un attimo quello che, con lo stesso impegno, è stato distrutto in qualche decennio.
Se, come qualcuno ci vorrebbe far credere, fosse possibile ricostruire un così grande sentimento, che senso ha scegliere di farlo sbugiardando gli altri solo per apparire l’unico tenutario della magica formula?
La realtà è che il senso di appartenenza è un sentimento profondo di soddisfazione che si può realizzare solo quando ogni lavoratore vive la propria quotidianità come benessere, vedendo riconosciuta l’attività che svolge con apprezzamento e inserita nel processo evolutivo.
Come si può pretendere di raggiungere tale obiettivo in un momento in cui l’Amministrazione è completamente assorta nella propria autoreferenzialità, il sindacato pavoneggia la supremazia numerica e il personale è sottoposto ad una pressione clientelare per il semplice riconoscimento dei basilari diritti?
Con queste premesse verrebbe a chiunque la forte tentazione di dar ragione a chi vuole lo smembramento di questo ultracentenario Corpo.
Utilizzare il detto “era meglio quando era peggio” per descrivere l’attuale condizione ci sembra fuori luogo tuttavia riflettere i fatti accaduti in questi ultimi decenni può aiutare per trovare una via di uscita da questo “momento di profondo buio”.
Se si è vissuto per così lungo tempo, se nel 2004 la riforma aveva stabilito un nuovo punto di partenza e contrariamente in questi ultimi otto mesi si è tentato almeno in tre occasioni di smantellare il Corpo, ci sarà quantomeno un motivo, non credete?
Ci sentiamo di ipotizzare che forse uno di questi è proprio la mancanza di unitarietà.
Essere unitari vuol dire partecipare attivamente e singolarmente al raggiungimento cosciente di obiettivi comuni, essere parte integrante di un cambiamento al passo con le trasformazioni.
Purtroppo questo elemento fondamentale è venuto a mancare, da qui la nostra debolezza, proprio nel momento in cui hanno preso il sopravvento i personalismi e le caratterizzazioni, anche sindacali.
Oggi non è stata messa in discussione la necessità di garantire la migliore sicurezza agro-ambientale-alimentare ma chi debba farlo; non è messo in discussione se il Corpo Forestale dello Stato debba essere inserito in un ministero invece che in un altro ma il suo smembramento.
Il Capo del Corpo, cioè l’Amministrazione, e la sigla UGL si stanno adoperando per un suo rafforzamento, raggiungibile con l’ingresso nei ruoli delle Polizie Provinciali, ma solo su base volontaria????, e dei Corpi Forestali Regionali, questa seconda opzione è solo nelle parole poiché non ci sono riferimenti scritti.
Il Sapaf continua, in coerenza con la propria ideologia, a prospettare un suo passaggio al Ministero degli Interni dove si sentirebbe protetto del SAP.
Le altre sigle in ordine più o meno sparso sono in attesa degli eventi, qualcuno vedrebbe di buon occhio un suo passaggio al Ministero dell’Ambiente.
Come vedete non si trova alcun elemento utile ha fare chiarezza ne, tantomeno, a rendere un doveroso servizio alla sua lunga esistenza.
Una cosa è certa, chi vorrebbe smembrarci in tanti piccoli spezzoni non poteva avere dinanzi migliori interlocutori.
Per quanto ci riguarda la CISAL-CFS continuerà a battersi per l’unitarietà di Tutti i lavoratori del Corpo Forestale dello Stato e per riportare la discussione all’interno della riorganizzazione di tutto il settore a cui apparteniamo “IL COMPARTO SICUREZZA E DIFESA”, che poi è l’unica cosa che l’Europa ci ha richiesto.
Qui di seguito l’emendamento sul quale ci stiamo impegnando e sul quale vorremmo avere il vostro sostegno con delega sindacale, perché è altrettanto importante, visti gli avvenimenti, cambiare atteggiamento e solo in questo modo possiamo mostrare le nostre scelte:
Al comma 1, dopo la lettera g), aggiungere la seguente:
g-bis) in attuazione della legge 7 aprile 2014, n. 56, per eliminare le duplicazioni esistenti, fino al riordino delle funzioni di polizia di tutela dell’ambiente e del territorio e della riorganizzazione di quelle del Corpo Forestale dello Stato E DELL’ASSORBIMENTO DELLE MEDESIME ALL’INTERNO DELLA RIORGANIZZAZIONE DELL’INTERO COMPARTO SICUREZZA, le funzioni attualmente esercitate in attuazione di quanto previsto dalla normativa statale in materia di vigilanza dell’ambiente dai Corpi di Polizia Provinciale, comunque denominati, e quelli specificatamente attribuiti al Corpo Forestale dello Stato ed esercitati con il ricorso alle assunzioni in virtù della legge 5 aprile 1985, n. 124, sono attribuite al Corpo forestale dello Stato. Il personale in servizio presso i suddetti Corpi, comunque denominati, transita in via volontaria in apposito ruolo speciale, mentre quello assunto ai sensi della legge 5 aprile 1985, n. 124, nel ruolo vice operatori, del Corpo forestale dello Stato permanendo, in prima assegnazione, nell’ambito territoriale dove presta servizio alla data di entrata in vigore dei provvedimenti di cui al successivo periodo e mantenendo l’inquadramento previdenziale, giuridico, economico e anzianità di provenienza e ferme restando le qualifiche, se possedute, di agente di polizia giudiziaria e pubblica sicurezza riferite agli agenti e di ufficiale di polizia giudiziaria riferite agli addetti al coordinamento e controllo, ai responsabili di servizio e ai comandanti. Con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministero dell’economia e delle finanze, sono individuate e trasferite al Corpo forestale dello Stato le risorse finanziarie e strumentali necessarie per l’esercizio delle funzioni transitate per effetto della presente disposizione, nonché disciplinate le modalità di trasferimento ed omogeneizzazione del personale transitato, senza ulteriori maggiori oneri a carico dello Stato.